Il Governo è al lavoro per definire una Riforma delle Pensioni che ha come protagonista la previdenza complementare. Sembra sia in arrivo una mazzata.
Il Ministro del Lavoro Marina Calderone dialoga con le parti sociali per tracciare le linee guida della Riforma delle pensioni. Vediamo a che punto siamo.
Il tema “pensioni” è particolarmente sentito dai cittadini. Il sistema pensionistico italiano attuale non convince e i lavoratori chiedono scivoli strutturali e flessibili. Già dallo scorso anno si attendeva una vera e propria Riforma delle Pensioni che non è arrivata a causa dello scoppio della Guerra in Ucraina e del cambio di Governo. I tempi erano ristretti e c’erano decisioni più importanti da prendere.
Nemmeno il 2023, però, sembrerebbe essere l’anno buono per interventi efficaci e definitivi. Siamo nel secondo semestre, a breve si inizierà a definire la Legge di Bilancio 2024 che con molta probabilità non conterrà alcuna Riforma. Mancano le risorse per accontentare i cittadini (l’idea più apprezzata al momento è Quota 41 per tutti) ma ciò non significa che alcuni interventi non possano essere compiuti. Il Ministro Calderone è al lavoro per definire un pacchetto normativo da mettere nella Legge di Bilancio.
Pensione e previdenza complementare, a cosa punta il Governo
Le buone intenzioni ci sono ma al momento si è in una situazione di stallo. Prima di decidere qualsiasi intervento da inserire nella Legge di Bilancio 2024 occorrerà attendere la nota di aggiornamento del Def. Arriverà a settembre e solo allora si conosceranno quando soldi si avranno a disposizione per la manovra.
Dovremo attendere, dunque, per avere le risposte sul tavolo tecnico incentrato sulla pensione di garanzia per i lavoratori sotto i 40 anni. Gli incontri che ci sono stati finora sono stati definiti “imbarazzanti”. Senza il Ministro del Lavoro, con proposte non avvallate da alcune dato e un nulla di fatto che fa storcere la bocca agli italiani.
Cgil, Cisl e Uil vorrebbero una pensione contributiva di garanzia legata agli anni di lavoro e al numero di contributi maturati. Mille euro lordi al mese di assegno previdenziale dai 65 anni di età per chi ha iniziato a lavorare dal 1996 e che andranno in pensione nel 2035 con sistema di calcolo contributivo puro.
Alla base della previdenza – a detta del segretario confederale della Cisl Ignazio Ganga – deve esserci il lavoro. Un lavoro di qualità e ben retribuito – cosa che oggi manca soprattutto a causa della flessibilità del lavoro stesso. Come detto le buone intenzioni ci sono ma mancano ancora i fatti.
Vedremo a cosa porteranno i prossimi incontri uno dei quali sarà proprio oggi, 18 luglio.