Si chiama WhatsApp Pink e promette di essere una nuova interfaccia grafica del software di messaggistica più utilizzato in Italia, ma perché è dannosa?
WhatsApp introduce costantemente nuove funzionalità allo scopo di offrire ai propri utenti un servizio sempre migliore e soprattutto stare al passo sia con i concorrenti sia con le continue evoluzioni tecnologiche.
Ogni volta che una nuova funzione viene implementata sul software oppure sta per essere rilasciata, viene annunciata ufficialmente e viene spiegato nel dettaglio a cosa servirà, come funzionerà e quante persone potranno averla a disposizione nell’immediato.
Questo significa che qualsiasi informazione relativa a nuove funzioni o nuove grafiche che non venga annunciata ufficialmente è da considerarsi falsa.
Nei giorni scorsi hanno cominciato a circolare in rete immagini di una nuova interfaccia grafica di WhatsApp che, al posto dello storico verde brillante da sempre utilizzato dalla app, vede l’utilizzo di un rosa acceso. Secondo la fake news che sta girando, basterebbe scaricare la nuova interfaccia per vedere il proprio WhatsApp assumere il nuovo aspetto.
Il problema è che né su Google Play né su l’App Store della Apple questa interfaccia è presente. Gli unici siti dai quali è effettivamente possibile scaricare WhatsApp Pink sono siti non affidabili e dal nome sconosciuto. Una delle grandi differenze rispetto alle App disponibili sugli store ufficiali è che non esistono immagini e screenshot di buona qualità di WhatsApp Pink: significa quindi che le immagini utilizzate sono state condivise molte volte e già in origine non erano di buona qualità. Già questo dovrebbe bastare a insospettirci, anche in futuro: quando una app non viene presentata con immagini di adeguata qualità, molto probabilmente è una App pericolosa.
Tornando a WhatsApp Pink, è acclarato che si tratti di un malaware, cioè di un programma che “finge” di essere qualcosa (in questo caso la versione rosa di WhatsApp) ma, una volta installato sul telefono è in grado di rubare i dati sensibili presenti su di esso.
Tra i dati sensibili ci sono in particolare i dati di accesso alle varie applicazioni per le quali abbiamo impostato l’accesso automatico sul telefono, poi ovviamente i nostri dati anagrafici, la nostra posizione eccetera. Una volta raccolti, questi dati vengono venduti ad aziende che se ne servono per attività non propriamente lecite, come per esempio continue telefonate da parte di call center che conoscono già il nostro nome o altri dati teoricamente riservati.
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